I Lettura:
At 5,27-32.40-41
II Lettura:
Ap 5,11-14
Vangelo:
Gv 21,1-19
Testi di riferimento:
Ger 16,16; Sal 37,25; Sir 15,16; Mt 5,10-12; 16,24; 27,25; 26,32-33; Mc 10,34; 16,12; Lc 5,4-11; 22,31; 24,16.41; Gv 2,5.25; 6,9ss.; 12,32-33; 13,36-38; 15,26; 18,12.31-32; 20,14; 21,7; At 2,22-24; 3,13-15; 4,10-11.19; 10,41; 12,3-4; 20,28; 21,11; Gal 3,13; 1Ts 2,15-16; Eb 2,4; 10,34; Gc 1,2; 1Pt 2,12; 2,24; 4,13-16; 5,2; 2Pt 1,14; Ap 14,8-12
1.
Prima lettura. Lo Spirito Santo che gli apostoli hanno ricevuto a Pentecoste è il principale testimone della Risurrezione di Gesù (v. 32). Senza dubbio gli apostoli sono stati chiamati ed inviati a dare testimonianza a Gesù risorto. Ma è evidente che possono farlo, nonostante l'opposizione decisa delle autorità giudaiche e la conseguente persecuzione, soltanto perché in essi ora è presente qualcosa di nuovo, vale a dire lo Spirito Santo . La testimonianza che essi presentano non riguarda (semplicemente) un fatto ad essi esteriore – aver visto la persona risorta di Gesù in mezzo a loro – ma ad essi interiore: la presenza di quella persona dentro di loro , in forza dello Spirito Santo. In loro esiste una “forza” (cfr. At 1,8) che prima non avevano; la forza della risurrezione di Gesù nella persona dello Spirito Santo. Se possono obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, e non avere paura di quest'ultimi, è in forza della risurrezione di Cristo che ora abita in loro tramite lo Spirito.
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