I Lettura:
Nm 21,4-9
II Lettura:
Fil 2,6-11
Vangelo:
Gv 3,13-17
Testi di riferimento:
Dt 21,23; 30,12; Pr 30,3-4; Sap 16,7; Is 52,13; Bar 3,29; Mt 11,25; 13,35; 20,28; 23,12; 26,31; Lc 1,52; 24,26; Gv 1,1; 3,36; 5,36.45; 6,62; 8,28; 10,28; 12,32-34.47; 19,37; At 2,22-23; 4,27-28; Rm 5,8; 8,3.32; 1Cor 2,7-8; 15,47; 2Cor 4,4; 8,9; 13,4; Gal 3,13; Ef 2,4; 2Ts 2,16; Eb 1,2-3; 12,2; 1Pt 1,18-20; 1Gv 3,1; 4,9-10.14
1. L’esaltazione della croce. La stoltezza/sapienza della croce. Cadendo questa domenica il 14 Settembre la liturgia del tempo ordinario è sostituita da quella della festa dell’esaltazione della Santa Croce. La Santa Croce è ovviamente quella di Cristo. Per “croce” non va inteso semplicemente il legno concreto su cui egli è stato appeso – anche se la festa pare sia nata in seguito al ritrovamento di tale legno – ma tutto l’evento della sua passione e morte avvenuto tramite la condanna al supplizio della croce. Ma perché una festa per esaltare la croce? Come si può esaltare un supplizio, uno strumento di tortura? È in realtà un folle paradosso; e dobbiamo essere consapevoli di questa “assurdità” che tocca il cuore del cristianesimo. Dobbiamo renderci conto di quanto folle e scandaloso ci sia nella fede cristiana, che ha portato tanti intellettuali, dal mondo antico a quello moderno, a beffeggiare il cristianesimo. E fin dagli inizi i cristiani hanno dovuto difendere la sensatezza del disegno di salvezza di Dio che passa dalla croce. Nei primi tre capitoli di 1Cor san Paolo usa per cinque volte il termine “stoltezza” per indicare la sapienza di Dio manifestata nella croce di Cristo. Ed è nella fede in questo Cristo crocifisso che si ottiene la salvezza.
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