I Lettura:
Is 63,16-17.19; 64,2-7
II Lettura:
1Cor 1,3-9
Vangelo:
Mc 13,33-37
Testi di riferimento:
Nm 10,36; Sal 84,14; 90,13; 144,5; Is 6,10; 45,8; 56,10; 63,15; Ez 3,17-21; Mc 1,10; 14,30.34.37-38.72; Lc 12,35-40; 21,34-36; Gv 1,51; 10,3; At 1,7; 20,29-31; Rm 13,11-12; 1Cor 16,13; Ef 5,14; 6,18; Fil 1,6.10; 2,16; Col 4,2; 1Ts 5,1-8; 1Pt 1,5.9.13; 4,7; 5,8-9; 2Pt 2,20-22; 3,10; Ap 3,2-3.20; 16,15
1. Il tempo di Avvento. La salvezza. Comincia con questa domenica il tempo di Avvento e il nuovo anno liturgico. Se l'elemento distintivo dell'Avvento è da un lato la venuta di Cristo, d'altro lato, dal lato del cristiano, è l'attesa della salvezza . Il cristiano, anche se ha già ricevuto la salvezza, continua ad attenderla. Infatti, è «nella speranza che siamo stati salvati» (Rm 8,24). L'avvento perciò ricorda ai cristiani che essi non possono considerarsi al sicuro finché la salvezza, già realizzata da Cristo attraverso l'evento pasquale, non si sarà compiuta per loro definitivamente con l'ingresso nel regno celeste. La parola chiave di tutto l'Avvento è appunto “salvezza”. Attendiamo Cristo che viene; e Cristo non viene se non per salvare. Per quanti interventi di Dio possiamo avere sperimentato, per quante volte Cristo possa averci salvato, rimane sempre l'attesa di una salvezza più perfetta e definitiva (1Pt 1,5.9). Occorre perciò sentirsi sempre bisognosi di essere salvati; un bisogno che la Chiesa esprime con il Maranathà, “vieni Signore”.
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