I Lettura:
Gen 15,5-12.17-18
II Lettura:
Fil 3,17-4,1
Vangelo:
Lc
9,28-36
Testi di riferimento:
Es 34,29-35; Sal 27,4; 72,17; 106,31; Sir 44,21; Is 42,1; 49,7; Dn 7,9; 8,18; Mt 26,43; 28,3; Mc 16,12; Lc 1,55; 23,35; Gv 1,14; 14,2-4; At 6,15; Rm 4,1-6.20-25; 6,6; 8,17.29-30; 12,2; 1Cor 3,7-9; 15,42-44.49-53; 2Cor 3,18; 4,16-18; 5,1-4.7; Gal 3,6-16; Ef 2,6.19; 4,22-24; Col 3,1.9-10; Eb 2,9-10; 11,8.12; Gc 2,23; 1Pt 4,13; 2Pt 1,16-18; 1Gv 3,2; Ap 1,13-16
1.
La prima lettura. La chiamata di Abramo, la sua fede e la sua obbedienza alla chiamata, segnano l'inizio di una nuova fase per l'umanità. Quell'umanità, che a partire da Gen 3 era stata descritta sempre più in separazione da Dio, conseguenza della disobbedienza a Lui, ora trova in Abramo la possibilità di ribaltare la maledizione causata dal peccato. Con Abramo appare sulla terra la “ conversione ”. La conversione si manifesta nella rinuncia a seguire la propria volontà per obbedire a Dio. Con Abramo la creatura ritorna ad essere quello che è, una creatura che dipende dal Creatore. Con Abramo appare sulla terra qualcuno che ha fede, che si fida di Dio e che è disposto ad obbedire anche contro le apparenze, contro ogni speranza. Come a causa del peccato dei progenitori la morte, la “maledizione” è entrata nel mondo, così grazie all'obbedienza di Abramo la benedizione potrà arrivare a tutta l'umanità (Gen 22,18). Quello che Abramo ha fatto dovranno continuare a farlo i suoi discendenti. Non solo in Abramo, ma anche (e soprattutto) nella sua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra (Gen 22,18; 26,4; 28,14; At 3,25). Per san Paolo tale discendenza è Cristo (Gal 3,16).
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